IN THE GARDEN. Mostra fotografica di Angelo Marani
IN THE GARDEN
La natura prospera nel mezzo dell’eterna azione della vita. Qui le persone si ritirano, si rilassano e diventa più facile essere se stessi.
E’ un’oasi di tranquillità dove un diverso io si anima. Il giardino emana un’aurea mistica, la sensazione che tutto possa accadere sotto la coltre di verde, di alberi e foglie.
E’ in questa atmosfera, una misteriosa zona crepuscolare di possibilità e pericoli, che In The Garden incentra la sua narrativa di ritratto pseudo-documentario sulle persone immerse nella Natura.
Catturato nello scenario reale di giardini, boschi e foreste di pini, offre un vero scorcio dell’anima delle persone e della loro parte che di solito rimane invisibile. In questi quartieri della natura relativamente remoti,il ritratto riesce a riportare in superficie un’ambientazione inebriante dove il ritmo del giorno non sembra avere presa; un luogo indefinito dove gli spiriti possono correre liberamente.
Al meglio delle nostre fortunate condizioni facciamo foto spinti da ciò che si trova di fronte alla macchina fotografica, per onorare ciò che è più grande e più interessante di quello che siamo.
Questo è un progetto di ritrattistica a lungo termine. Fotografo modelle, amiche e persone che conosco nel tempo e che volgono lo sguardo verso la macchina fotografica con diversi gradi di accettazione nel mostrare se stesse.
Fotografo alcune di loro da quando sono bambine.
Le strutture sociali che abbiamo creato nel corso della storia hanno portato ad un profondo cambiamento nella nostra percezione della natura. Ad ogni modo, proprio come la luce e ombra risultano percepite fisicamente, allo stesso modo si manifestano come stati dell’anima. Dietro ogni azione oscura persiste sempre una forma di illuminazione che alla fine porta a un ritorno alle origini e di conseguenza a un ritorno alla natura e all’essere se stessi. Per fare questo è importante svolgere un profondo lavoro sul proprio io e comprendere i soggetti che fotografiamo, rispettandoli e conoscendoli prima di fotografarli.
Angelo Marani